domenica 23 marzo 2008

Tibet e Chiesa - (in)coerenza

I FATTI:

finalmente è stato fatto il tanto richiesto intervento papale sulla crisi tibetana. Parole leggere quelle di Benedetto XVI che ha le mani legate, visti i difficili rapporti diplomatici tra la Chiesa cattolica e il comunismo capitalista cinese. Un generico e qualunquista invito a rinunciare all’uso della violenza bipartisan, senza entrare nello specifico della condanna delle nefandezze perpetrate dal regime di Pechino.

20 marzo 2008

Roma (AsiaNews) – “Il Vaticano si presenta a noi con una doppia faccia”: mentre cerca rapporti diplomatici con Pechino, vuole in realtà tornare al “controllo del potere e della gestione della Chiesa cattolica in Cina”.

E ancora: “Il Vaticano odia il socialismo”, ma per esso, aprire le porte della Cina “è fra le missioni più importanti nella ‘strategia del nuovo millennio’ per la Chiesa cattolica”, un modo per acquisire potere politico e ritornare ad essere “Centro del mondo”. Ormai “Cuba è amministrata da loro [dal Vaticano]. Il Vietnam è amministrato da loro. Tra i Paesi socialisti, è rimasta solo la Cina a non considerarli”.

Sono alcune delle pesanti affermazioni di Ye Xiaowen, direttore dell’Amministrazione statale per gli affari religiosi, un ministro del governo cinese.

Esse fanno parte di una lunga intervista concessa da Ye al settimanale Nan Fang il 13 marzo scorso. Le pesanti accuse al Vaticano e a Benedetto XVI sono ancora più significative se si pensa che tale intervista è stata pubblicata mentre nella Città del Vaticano una delegazione cinese incontrava membri della Segreteria di stato per studiare – secondo indiscrezioni di parte vaticana – i possibili passi per riallacciare le relazioni diplomatiche interrotte da Pechino nel 1951, con l’espulsione del nunzio di allora.

La domanda che molti si fanno è questa: come mai, mentre una delegazione va in Vaticano a parlare di futuri rapporti diplomatici, in Patria un membro dello stesso governo continua a riaffermare posizioni trite e di chiusura? Alcuni osservatori pensano che nella leadership cinese vi sia una spaccatura, fra chi vuole maggiori aperture e libertà e chi rimane legato a schemi maoisti e stalinisti. Altri pensano che, secondo la tradizione cinese, Pechino stia solo facendo il doppio gioco. In questo caso, gli ammiccamenti della delegazione cinese e il desiderio di Pechino di intessere rapporti diplomatici sarebbero solo un modo di “tenere tranquillo” il Vaticano mentre la Cina viene messa sotto i riflettori delle Olimpiadi. Un esperto cinese ha perfino detto a AsiaNews: “State tranquilli, dopo le Olimpiadi, tutto ritornerà come prima”.

Nella sua lunga intervista Ye parla di “un conflitto fra Cina e Vaticano” che dura da più di mezzo secolo. Secondo lui la Lettera di Benedetto XVI ai cattolici cinesi è da apprezzare perché limita le facoltà dei vescovi sotterranei, ma per il resto “è un passo indietro” perché costringe “i cattolici cinesi a restare uniti al papa in modo totale, costringendoli ancora una volta a scegliere fra il partito e la Chiesa”. E citando un esperto cinese di questioni religiose [Liu Bainian, vice-presidente dell’Associazione patriottica? - ndr], afferma che “la pubblicazione della Lettera pastorale dimostra che il papa prosegue sulla strada di opporsi a Pechino”.

La “pericolosità” della Lettera di Benedetto XVI sta nel fatto che essa “nega pubblicamente [il valore de] l’Associazione Patriottica; nega la Conferenza Episcopale[il Consiglio dei vescovi cinesi, ritenuto incompleto dalla Santa Sede, perché mancano i vescovi non ufficiali e l’approvazione di Roma]; nega il principio dell’indipendenza, autonomia ed auto-gestione [della Chiesa]”, soprattutto nelle nomine dei vescovi.

Nella sua Lettera pubblicata il giugno scorso, Benedetto XVI ha domandato alle autorità cinesi la libertà religiosa in particolare nelle nomine dei vescovi, perché esso “tocca il cuore stesso della Chiesa”, spiegando che tale responsabilità non è quella di “un’autorità politica che si intromette indebitamente negli affari interni di uno Stato e ne lede la sovranità”.

Per Ye Xiaowen “continuare a mantenere il principio dell’indipendenza, autonomia ed auto-gestione è l’interesse supremo della nazione cinese”.

L’intervista si diffonde anche su altri temi “politici”, fra cui il problema di Taiwan. “Il Vaticano – afferma Ye - riconosce il potere illegittimo di Taiwan e non riconosce la Repubblica Popolare Cinese come unico legittimo governo”. Da qui egli conclude che chiunque ha “contatto con il Vaticano in segreto… manca del senso patriottico che un cittadino cinese deve avere”.

Un altro tema caldo è la canonizzazione dei martiri cinesi nel 2000, in cui il Vaticano “a dispetto delle nostre obiezioni, ha fatto una ‘canonizzazione’ nel giorno della nostra festa nazionale proclamando tutti quei missionari giustiziati dai contadini come santi. Tra questi ‘santi’, alcuni sono libertini senza vergogna, alcuni si sono macchiati di crimini orrendi”.

Sull’opera dei missionari nel ‘900 vi sono vari storici cinesi che hanno approfondito l’argomento, mostrando il valore della presenza dei missionari e correggendo le accuse del tempo maoista, che Ye fa proprie. Purtroppo il governo ha messo un veto sulla pubblicazione di questi studi. (BC)Ieri finalmente il tanto richiesto intervento papale sulla crisi tibetana. Parole leggere quelle di Benedetto XVI che ha le mani legate, visti i difficili rapporti diplomatici tra la Chiesa cattolica e il comunismo capitalista cinese. Un generico e qualunquista invito a rinunciare all’uso della violenza bipartisan, senza entrare nello specifico della condanna delle nefandezze perpetrate dal regime di Pechino.

Oggi la secca e piccata risposta al Pontefice del portavoce del ministero degli Esteri, Qin Gang: “la cosiddetta tolleranza non può esistere per i criminali che devono essere puniti secondo la legge”. Una doppia brutta figura per il debole Ratzinger, dimostratosi incapace di uscire dalla logica dei rapporti diplomatici tra poteri temporali, lui che dovrebbe essere il rappresentante del “bene assoluto e ultraterreno”.


ARTICOLO DI GIACOMO ORSUCCI:

Il Papa ha rotto "finalmente" il silenzio sulla problematica del Tibet, in maniera estremamente prudente e senza prendere però una netta posizione, invitando entrambe le parti in causa alla tolleranza ed a porre fine alle ostilità. Questo "accorato e sentito" appello, nel quale si invoca Dio onnipotente affinché "illumini le menti di tutti e dia a ciascuno il coraggio di scegliere la via del dialogo e della tolleranza", arriva dopo un richiamo contro le divisioni e le violenze, che non hanno mai l'ultima parola negli eventi della storia e con cui non si risolve nulla, invitando tutti a ripartire da Cristo per costruire un mondo fondato su pace, giustizia e amore.
Certo, la cosa suona strana e buffa, se non al limite del ridicolo, detto da un'istituzione che nel corso dei millenni ha fatto dell'intolleranza verso le altre confessioni un costante marchio, che fa della lotta alla libertà individuale ed al rispetto delle altrui opinioni un vergognoso segno distintivo attuale, che imperversa con parole di offesa e persecuzione nei confronti di coloro che non rispecchiano dogmi inventati e imposizioni autocratiche; l'istituzione insomma che fa di questo paese una nazione arretrata nel campo dei diritti civili e sociali, nella ricerca medico-scientifica, che influenza costantemente ed incostituzionalmente il Parlamento invitandolo a seguire i valori cristiani da loro spacciati come tali, in cui, per esempio, la tutela di una famiglia deve prevalere su quella di tutte le altre, ci pare proprio un ottimo esempio di pace e di amore.
E ancor più evidente è la contraddizione di un'istituzione votata ai propri interessi nell'occasione della via crucis, precisamente nella correzione, o censura, del testo firmato dal cardinale Zen Ze-Kiun, arcivescovo di Honk Hong, che sarà letto durante il rito questa sera al Colosseo. Correzione volta a eliminare qualunque tipo di critica diretta alla Cina, incluse le persecuzioni cinesi nei confronti dei monaci tibetani e perfino riguardo al martirio della parte di popolo cinese che si professa cristiana e come tale viene perseguitata.

Noi, Radicali di Sinistra, rimaniamo allibiti e sconcertati per come un'istituzione che dovrebbe condannare senza se e senza ma qualunque forma di violenza e di repressione, che dovrebbe sempre esporsi in favore della pace e della fratellanza di cui si fa tanto portatrice a parole ma non nei fatti, che dovrebbe pensare prima tutto all'essere umano che soffre, visto che pensa tanto alla vita fin dal suo concepimento, piuttosto che evitare prudentemente di urtare la suscettibilità di Pechino per non compromettere i rapporti "nascosti" in corso tra le due nazioni.
Noi Radicali di Sinistra ci battiamo per la libertà di professare la propria fede, senza ovviamente ledere le libertà altrui, come lottiamo per la pace e, quindi, contro qualunque tipo di uso della violenza a scopo repressivo, come sta facendo la Cina. Appoggiamo pertanto qualunque intervento volto alla risoluzione nel concreto di queste controversie e auspichiamo che prima o poi, in Vaticano, acquisiscano un valore tanto importante quanto raro: la coerenza con gli ideali e i principi Cristiani, valori che ancora non hanno mai manifestato con fatti reali.

Giacomo Orsucci
Comitato Politico dei Radicali di Sinistra
Responsabile Laicità e Altreconomia



CONSIDERAZIONI PERSONALI:
Olimpiadi PAchino 2008 (olimpiadi Rosse, rosso sangue)

Scomode le Olimpiadi PAchino 2008, sia per il governo cinese che per il vaticano, si verificano oggi una serie di condizioni che portano due colossi della menzogna al confronto:
La Cina, posta sotto la luce della fiamma olimpica, non può arginare del tutto il flusso di informazioni che arrivano in merito alla questione Tibet, e la Chiesa non può ignorarle, ma al contempo non può apertamente criticare il governo cinese per quello che fa, o verrebbero interrotte tutte le trattative diplomatiche del vaticano con la Cina

Quindi che fare, quanti dubbi, cosa preferirà il Santo Padre, la Politica, o la missione come PAPA e guida spirituale dei cattolici di tutto il mondo?

ad oggi la chiesa ha solo dimostrato di non voler prendere una posizione CRISTIANA, una posizione DURA e CHIARA nei confronti delle brutalità del governo cinese.

la chiesa, ancora una volta, Sceglie di fare politica invece di seguire le parole di Cristo.


Le Olimpiadi di Pechino sembrano per ora Olimpiadi Pachino, Rosso sangue.
Vi segnalo un sito che seguirà le olimpiadi PAchino dal giusto punto di vista (almenos econdo me).
Prima di accendere la televisone, Prima di comprare un giornale per vedere i risultati delle gare, prima di gioire per qualche medaglia informiamoci su quello che succede in cina, cerchiamo di essere consumatori INFORMATI.

Mangereste mai carne che è costata la vita di qualche persona?
Non vi informate forse se i brillanti che comprate per la vostra ragazza provengono da paesi che non usano i proventi per genocidi e guerre civili?
Non vi siete indignati quando la nike faceva fare i palloni ai bambini?

cerchiamo di non dare soldi a chi lucra sulla sofferenza della gente, le olimpiadi di Pachino 2008 si tengono un ino stato che non rispetta i diritti umani, in uno stato criminale. le Olimpiadi pachino 2008 sono un crimine.

io le seguirò attraverso questo blog, che darà anche informazioni sulla situazione in tibet.

www.olimpiadi-pechino.org

Nessun commento: