IL FATTO:
Trattenuti dalla Digos, schedati e allontanati. La delegazione Uaar che stamani si è presentata alle celebrazioni per la breccia di Porta Pia è stata bloccata dalla Digos, che ha requisito i documenti di tutti e li ha restituiti solo alla fine della manifestazione. «Avevamo solo le nostre bandiere – racconta Raffaele Càrcano, segretario nazionale della Uaar – su cui è scritto soltanto il nostro nome, non avevamo cartelloni né avevamo intenzione di gridare mezzo slogan».
CONSIDERAZIONI:
Il 20 Settembre 1860 un gravissimo fatto si consumò tra le mura della capitale: un orda di militari col pennacchio - bersaglieri, si facevano chiamare - bombardò Porta Pia per invadere crudelmente la Città Santa.
I demoni liberali, trucidarono ben 17 zuavi, orgogliosi giovanotti francesi corsi a difendere le sorti dello Stato Pontificio. Fortunatamente ben 49 di loro perirono per mano di Dio, sotto le nostre sante preghiere.
Questi maledetti bersaglieri sono bestie senz'anima, esseri a metà tra satana ed i maiali.
Essi, Vergine Santa, non concepiscono le parole del nostro Santo Padre Pio IX:
« La schiavitù in quanto tale, considerata nella sua natura fondamentale, non è del tutto contraria alla legge naturale e divina. Possono esserci molti giusti diritti alla schiavitù e sia i teologi che i commentatori dei canoni sacri vi hanno fatto riferimento. Non è contrario alla legge naturale e divina che uno schiavo possa essere venduto, acquistato, scambiato o regalato. »
(Pio IX, Instruzioni, 20 giugno 1866, in J. F. Maxwell, Doctrine)
Non conoscono Sant'Agostino e San Tommaso d'Aquino?
« Come è lecito, anzi doveroso, estirpare un membro malato per salvare tutto il corpo, così quando una persona è divenuta un pericolo per la comunità o è causa di corruzione degli altri, essa viene eliminata per garantire la salvezza della comunità »
(Summa theologiae II-II, q. 29, artt. 37-42.)
Essi, maledetti loro, non apprezzano l'usanza che il Santo Padre Pio IX ed il suo fido carnefice Mastro Titta, portano avanti da anni:
appendere le teste dei decapitati pubblicamente, come monito per la gente di Roma.
(Memorie di Mastro Titta)